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Il Museo all’Università di San Pietroburgo
L’articolo contiene una raccolta di foto e documenti tradotti dal russo , tenuti custoditi nella Casa – Museo di Dimitrij Ivanovic Mendeleev presso l’Università di San Pietroburgo. Ringraziamo Marina Bekreneva per la traduzione dei documenti originali . In aggiunta vi sono due saggi della Prof. ssa Francesca Turco e del Prof. Luigi Cerruti sulla vita e le opere del grande chimico .
Il fondatore della città di San Pietroburgo

La Fortezza dei SS. Pietro e Paolo
La città di San Pietroburgo venne fondata agli inizi del diciottesimo secolo dall’ imperatore Pietro I. Il 16 maggio del 1703 sulle foci del fiume Neva, sull’isola delle lepri, su disegno dello stesso Pietro, furono gettate le fondamenta della fortezza dei SS. Pietro e Paolo. Attorno alla fortezza, sul terreno paludoso, lo zar decise di creare una città del tutto nuova, con un grande porto sul mare. La città nascente ricevette il nome di Peterburh che significa la città santa di Pietro. Dal 1710 fino al 1918 San Pietroburgo fu capitale della Russia. Questa città bellissima costruita su isole e tagliata da una fitta rete di canali grandi e piccoli nasconde un prezioso tesoro, il museo di Dimitrij Ivanovic Mendeleev.
Dove sorge l’Università
Nella mappa tracciate le due diagonali , dove si intersecano è situata l’Università e il museo .
Un architetto italiano
Su commissione di Pietro I nel 1724 Domenico Trezzini, architetto italiano, costruì sulla punta dell’isola il complesso dei dodici collegi (1722 – 1742 ) , dove lo zar trasferì l’intero apparato burocratico. Gli ingressi separati riservati ai vari ministri erano il simbolo della loro indipendenza, mentre la facciata unica, che collegava i 12 palazzi come fossero un solo complesso, doveva rappresentare la comunione degli obiettivi. Oggi i 12 collegi fanno parte dell’Università, situata lungo le sponde del fiume Neva .
Annunciato da una bella statua, che ritrae l’eminente poeta – scienziato Michail Lomonosov (1711- 1765), l’edificio dei 12 collegi, lungo 400 m , è una delle costruzioni più antiche di San Pietroburgo, giusto a pochi passi dal museo Hermitage, passato il ponte Dvortsovyy.
L’ architetto italiano Domenico Trezzini (1670 – 1734)

L’ architetto italiano Domenico Trezzini (1670 – 1734) progettò anche la fortezza di Pietro e Paolo (è la cittadella di San Pietroburgo), per ordine di Pietro il Grande . La città di San Pietroburgo porta l’impronta tardo barocca datale da Trezzini
Un grande amico e collega di Dimitrij Ivanovic. Mendeleev : Aleksandr Porfir’evič Borodin

La tomba di Borodin al cimitero monumentale di San Pietroburgo
Il famoso compositore musicale russo Aleksandr Porfir’evič Borodin (1833 – 1887) non eccelse solo nella musica , ma fu un grande chimico . Fu collega e amico di Dimitrij Ivanovic Mendellev .
IL museo di Mendeleev
Ed è qui, sulla strada chiamata ora Mendeleevskaya liniya, che è situato Il Museo e l’Archivio di Mendeleev. Il museo esiste dal 1911. Venne aperto quattro anni dopo la morte di Mendeleev.
Era stato in origine un appartamento situato al pianterreno dell’università, a lato dell’ingresso. Il primo inquilino di questo appartamento fu l’insegnante di Mendeleev, il chimico russo Alexader Voskresensky, un discepolo di Liebig. Voskresensky è chiamato il grande padre dei chimici russi . Fu il fondatore della più famosa scuola di ricerca chimica . Dopo che Voskresensky partì per l’Ucraina nel 1866, Mendeleev, viene nominato nello stesso periodo (1865) professore alla Università di S.Pietroburgo . Come docente prese dimora nell’appartamento (Nov. 1866) . Abitò e lavorò li dal 1866 fino al 1890 con la seconda moglie Anna Popova – Mendeleeva .
Visita al museo
La visita all’appartamento di Mendeleev procede dal soggiorno , sala da pranzo e studio . Per ciascuno di questi luoghi le immagini sono presentate in allegati PDF .
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L’articolo nel blog sul Museo di Mendeleev per immagini
https://www.robertopoetichimica.it/7758/
I tentativi per costruire una tavola periodica
Non manca di vedere al museo , conservate in bacheche di vetro documenti originali come appunti , bozze che rappresentano il tentativo di Mendeleev di trovare un criterio per disporre gli elementi in una forma ordinata .

In una bacheca è conservato questo appunto che mostra un tentativo di ordinare gli elementi . La data è 17 Febbraio 1869
I numeri delle prime due righe sono i pesi atomici di due gruppi di elmenti . La cosa interessante è che i numeri della terza serie 9,15,20,21 sono la differenza tra i numeri della stessa colonna delle due serie che li precedono . Rappresentano , credo , dei tentativi per trovare omologie tra gruppi diversi . L’appunto ci dà l’impressione di una ostinata ricerca di un ordine sottostante la grande varietà di differenze tra gli elementi chimici .

Particolare ingrandito della immagine precedente
Le prima Tavola Periodica
Tra i documenti troviamo la bozza della prima tavola periodica del 1869 , e una sua stampa .
L’immagine mostra la prima tavola periodica, così come fu fatta pubblicare da Mendeleev e la bozza originale datata 17 febbraio 1869. Gli elementi sono in colonne e ordinati , secondo il peso atomico crescente dall’alto verso il basso. I gruppi , come noi li intendiamo , vanno da sinistra a destra .
Nella bozza manoscritta la scritta in francese nel riquadro recita :
“ Tentativo per un sistema di elementi in base ai loro pesi atomici e le funzioni chimiche D.Mendeleeff “ .
La seconda versione della tavola periodica del 1871
Questa seconda tavola modificata è abbastanza completa, e il formato è riconoscibile come quello che è diventato la “forma breve“, ampiamente usato fino al 1950 . Gli elementi sono elencati in senso orizzontale in ordine di peso atomico crescente , con i gruppi in colonne verticali.
Per saperne di più
Per un commento più esteso e completo a questi documenti vai all’indirizzo web sempre di questo sito :
https://www.robertopoetichimica.it/le-prime-due-tavole-periodiche-mendeleev/
La flessibilità della tavola periodica
Successivamente nel 1890 sono stati isolati i gas inerti. Il sistema periodico ora dimostra la sua potenza e flessibilità consentendo a questi misteriosi nuovi gas di essere integrati nella tavola come elementi di un nuovo gruppo 0, dopo gli alogeni del gruppo VII e prima dei metalli alcalini del gruppo I.
I contributi del Prof. Luigi Cerruti e della Prof.ssa Francesca Turco
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